Lui & Lei
Rossomalpelo-il finale
di Cpcuriosa60
09.08.2024 |
1.758 |
12
"Prendo il cellulare, mentre sento Lui salutare Sua Maestà..."
Mi tolgo gli occhiali, svelta, nel vedere che si abbassa verso il mio viso e li appoggio sullo scaffale a fianco.Sono pronta, eccitata come non mai, ad occhi socchiusi per ricevere un bacio e dare il via alle danze.
Lui è una specie di frutto proibito, mi rendo conto…
..........
Ecco l’inizio della seconda parte del racconto con Adele ed Andrea.
Adesso la Narratrice deve decidere.
Che succederà?
Chi ha già letto di come tutto è iniziato, me lo ha chiesto.
Allora, potrebbe essere, la versione hot.
Lui mi bacia, accostando le labbra alle mie con desiderio, un braccio circonda il mio fondoschiena.
Una mano entra nella scollatura e stringe forte il seno sinistro, dal capezzolo ancora di marmo.
Mi solleva, mi porta sulla scrivania di mogano (o palissandro, forse…) e senza nemmeno togliere gli slip, ma scostandoli in fretta, mi penetra con l’uccello che svetta dalla patta slacciata.
Un cazzo di tutto riguardo che mi riempie mentre le mani di Andrea sono sul mio culo per guidare i movimenti.
Estasi pura…
Con la coda dell’occhio, riesco a vedere il marinaio-Giannini tornato serio attore (e dal viaggio nel tranquillo mare d’Agosto) coprire gli occhi del giovane Rossomalpelo di Verghiana memoria (si dice?), a cui era sfuggito un “minchiaaa” stupito.
Invece il benzinaio romagnolo incita Andrea nel suo dialetto colorito “Daccene, amico, faglielo sentire…”
........
Oppure, più realistico….
Lui mi è ora di fronte e si abbassa sulla scollatura del vestito, scrutando all’interno, senza baciarmi.
- Lo sapevo che eri da reggitette nero di pizzo, a balconcino certamente, bello…
Le sue mani mi alzano veloci la gonna ampia, fino alla vita.
- E mutandine coordinate, bene, da brava Signora.
La voce di Andrea è ironica, appena condita da un tono di approvazione.
Mi sento leggermente a disagio, in realtà speravo in un po’ di corteggiamento.
In quel momento, inopportuno, udiamo il suono del suo cellulare.
Un brano dei Queen.
- Mmm, scusa è Lei, devo rispondere.
Lui si scosta, dirigendosi verso le vetrate.
Mi raggelo, ulteriormente, tutto sta precipitando in una situazione assurda.
Mi chiedo, ricomponendo quasi d’istinto la gonna e la scollatura, se io lo interessi o mi stia solo facendo uno stupido scherzo.
Lui parla, sottovoce, ma non troppo, con sua “zia”, la Padrona del mondo, l’AD dell’industria.
- Certo, che sono d’accordo, ho dato io il benestare per il catalogo.
Tu eri al funerale, credevo fossi impegnata in cose più importanti.
Lui si rabbuia, lo vedo, è evidentemente in imbarazzo.
- Che ne so, dov’è Adele, era in riunione fino a poco fa, forse ha ancora il cellulare in modalità silenziosa.
Che dirti, riprova, magari ora ti risponderà.
E se hai deciso, così, che dirti…
Cazzo, è vero, non ho pensato a riattivare la suoneria, e Lei mi ha cercata.
Io avevo in mente solo di seguire qui Andrea-dal-pelo-rosso, infoiata come …
Non oso definirmi, ma capisco che ho perso la testa.
Prendo il cellulare, mentre sento Lui salutare Sua Maestà.
Ed infatti, due secondi dopo, mi arriva la telefonata.
La Sua voce è tranquilla, come al solito, gentile come credo non sia stata con Lui.
- Adele, ciao, starai uscendo, ti rubo solo un minuto, ma è un’emergenza.
Ho ricevuto una notifica dall’Ufficio marketing e ti chiedo se davvero il catalogo finirà online, così com’è.
Mi racconti tu cos’è successo?
Credevo non fossi del tutto convinta.
Le spiego che forse “non stavo bene, per il caldo o per un calo di sali” e magari non ho avuto la solita forza di dire la mia.
MI scuso, mi sembra quasi di vederla annuire, mentre mi dice “Capisco” con un tono un po’ deluso.
- E’ che, vedi, tu sei l’unica persona di buon senso in quella banda di pazzi e credevo, ti ricordi ne avevamo parlato, che tu non fossi convinta.
Mi spiace che tu non stia bene, intanto faccio bloccare tutto e poi lunedì ne riparleremo.
Mi ringrazia e chiude.
Lo guardo, lui ride, ma con un ghigno sinistro.
- Oh, eccole, la “zia” e la sua cocca, ottimo.
Siete voi a comandare, sempre così.
Ed allora fatti scopare da Lei, arrivederci…
Con un gesto ampio del braccio mi fa segno di andarmene, io esco nel corridoio e sento che chiude la porta dietro di noi.
Mi sorpassa, camminando veloce e infila le scale che portano ai garages.
Ed in quel momento mi rendo conto che ho la vista annebbiata.
Cazzo, gli occhiali sono rimasti sullo scaffale!
Ed ora che faccio?
Mi servono, perché sono una talpa e non posso guidare se non indossandoli.
Quelli di scorta?
Rimasti a casa, sono una cogliona.
Calma, mi dico, ragiona ci dev’essere il modo di tornare là dentro.
Gli uomini della sicurezza, certo, avranno una chiave.
Mi avvio anch’io verso le scale che portano al seminterrato dove c’è l’ufficio della Guardia in turno di giorno.
Scendo gli scalini attenta a dove metto i piedi e nella nebbia da miope trovo la porta giusta.
Busso, non risponde nessuno.
Ribusso, già un po’ preoccupata.
- Eccomi, arrivo.
La porta si apre ed il proprietario della voce un po’ affannata mi compare davanti.
- Oh, Signora Adele, mi scusi ero un attimo a rinfrescarmi.
Oggi qui nelle segrete del castello si muore.
Mi scusi ancora, non aspettavo nessuno, soprattutto una Signora.
Luca, è il Capo di tutta la Security della nostra azienda.
Ci conosciamo da anni, non l’avevo mai visto così poco in ordine.
La camicia bianca con le mostrine blu è sbottonata e lui si affanna a sistemarsi.
Io riesco però ad intravedere venti centimetri buoni di un torace abbronzato, villoso al punto giusto.
Gli fermo le mani.
- Luca, no, lasci stare, mi spiace aver disturbato, capisco, in effetti qui si muore dal caldo, ma come fate voi ragazzi, quaggiù.
- Signora, capita male, purtroppo, han dovuto fermare le ventole che spargevano l’aria fresca perché dev’essere bruciato qualcosa. Forse un motorino, si sente ancora la puzza.
Han promesso di mandarci un tecnico dalla manutenzione ma al momento non si è ancora visto.
E’ vero, annusando per bene percepisco un odore sgradevole.
Piena d’imbarazzo, gli spiego perché sono lì e lui si rende subito disponibile, chiamando uno dei suoi dalla portineria esterna perché lo sostituisca davanti alle telecamere.
Cinque minuti e siamo di sopra, nel sancta sanctorum dell’Azienda.
Lui entra con me, io afferro gi occhiali, mi guardo intorno e mi esce un sospiro.
Penso alla figura meschina che ho fatto, al ghigno sinistro di Andrea e d’improvviso il sospiro diventa un singhiozzo.
La delusione, la vergogna, mi bloccano e Luca, impacciato, mi passa un braccio attorno alle spalle
- Adele, Signora, cosa succede?
Tranquilla, è tutto risolto, adesso vada a casa, sono le sei passate.
Appoggio il viso al suo petto, affondo la guancia tra i peli che spuntano dalla camicia ancora un po’ aperta.
Sento un profumo di buono, di maschio appena sudato, con un lievissimo sentore ancora di dopobarba resistente dal mattino.
E mi scopro a baciare la pelle sotto a quel pelo rassicurante, tra il rosso ed il biondo, mentre le mani vagano sulla cintura dei suoi calzoni.
Lui, sta fermo, non fa alcun gesto, è una statua di sale.
Qualcuno direbbe che lo sto molestando, vabbè, ci penserò poi…
Applauso dei tre spettatori, Malpelo, il Benzinaio ed il Marinaio che dice, dando, poi, “il cinque” ai suoi amici
- Ve lo dicevo, quell’Andrea non faceva per lei.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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